Proteste degli studenti e dei collettivi per le norme sull’abbigliamento a scuola. Alle elementari vedevo i bambini delle altre classi andare in giro
Proteste degli studenti e dei collettivi per le norme sull’abbigliamento a scuola.
Alle elementari vedevo i bambini delle altre classi andare in giro senza grembiule. Che abbigliamento top… Avete presente, quello blu con il colletto bianco e i disegni che volevi, mentre la mia classe non poteva toglierlo mai. Più tardi capii che era simbolo di ordine, di uguaglianza e che serviva anche a non sporcarsi.
Era una regola.
Poi sono diventate regole quelle di alzarsi per dare il “buongiorno” ai professori, quella di non portare i pantaloncini a scuola o i pantaloni eccessivamente strappati.
Sono d’accordo con la mia scuola i docenti e la preside del Istituto Tecnico Belluzzi – Da Vinci di Rimini che hanno rinnovato le regole del dress-code impedendo agli alunni di indossare jeans e magliette strappati, cappellini, shorts e quanto non sembra consono all’ambiente scolastico.
Ci saranno anche alcune sanzioni, una nota dopo tre richiami ad esempio, per controllare che i ragazzi abbiano un abbigliamento adatto rispetto al luogo in cui sono.
StudAut, i collettivi organizzati per intenderci, hanno subito protestato ma le scuole continuano nel senso opposto, niente più canottiere al Tito Livio di Milano, pantaloni lunghi e gonne non troppo corte per l’ITIS di Schio, vicino Vicenza.
Forse è giusto che i ragazzi imparino che per ogni luogo vi è un abbigliamento consono, al liceo uno, all’università in alcune occasioni un altro e un altro ancora quando si andrà a lavoro. Bisogna imparare prima o poi, no?
COMMENTS