Millennials si nasce, non si diventa, eppure c'è qualcuno che, pur non essendo anagraficamente un nativo digitale, ha imparato in fretta. Si chiamano
Millennials si nasce, non si diventa, eppure c’è qualcuno che, pur non essendo anagraficamente un nativo digitale, ha imparato in fretta. Si chiamano Xennials e si tratta di una piccolissima generazione di persone nate tra il 1977 e il 1983, una vera e propria cerniera tra due mondi.
Gli Xennials, il cui nome deriva dall’unione tra la generazione X, ossia coloro che sono nati tra la metà degli anni ’60 e la fine degli anni ’70, e i Millennials, coloro che hanno aperto gli occhi tra la fine degli anni ’80 e i primissimi anni 2000, hanno vissuto a cavallo tra il vecchio mondo e il “nuovo”.
Si tratta di persone che hanno conosciuto l’analogico, i contratti a tempo indeterminato ma anche l’uso quotidiano della tecnologia e il lavoro precario.
Degli Xennials si comincia a parlare da poco
Gli Xennials si sono dovuti abituare in fretta. Una volta capito che il mondo di una volta stava cambiando e che il futuro sarebbe stato la tecnologia, hanno dovuto adeguarsi senza poter scegliere. Si sono lasciati alle spalle buona parte degli insegnamenti appresi nei loro studi e si sono proiettati nel futuro.
Attualmente, gli Xennials hanno un’eccellente conoscenza e grado di comprensione di come funziona la realtà. Non rifuggono la tecnologia e i suoi vantaggi, come fanno invece molti appartenenti alle generazioni precedenti.
Gli Xennials hanno anche capito che il posto in ufficio, quello fisso, sicuro e per tutta la vita non costituisce più la realtà attuale. Essi hanno dovuto accettare questo cambiamento (che per i Millennials è la normalità), dovendo, spesso, anche riciclarsi, abbandonando la strada iniziata con i propri studi, per creare nuovi lavori.
A differenza dei Millennials, per non parlare dei giovanissimi della Generazione Z, gli Xennials, forti della loro “doppia vita”, sanno affrontare qualsiasi problema in modi diversi, come si faceva prima e come si fa a desso. Essi si portano dietro il pessimismo di una volta e l’ottimismo delle nuove generazioni alle quali, però, potrebbero insegnare tanto.
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