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Nel paese dei “Neet”

Nel paese dei “Neet”

L'Italia è in cima alle classifiche: siamo tra i paesi che contano più "Neet", secondo dati Ocse. Studio, lavoro e formazione non sembrano priorità.

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L’Italia è in cima alle classifiche: siamo tra i paesi che contano più “Neet”, secondo dati Ocse. Studio, lavoro e formazione non sembrano priorità.

I ragazzi italiani non vanno a scuola, non lavorano e non si stanno formando in nessuna maniera: siamo il paese dei “Neet” (Not Engaged in Education, Employment or Training).
Lo rivela l’ultimo studio compiuto dall’OCSE, dal titolo di “Education at a glance 2019”, che mostra dati allarmanti per quanto riguarda la scolarizzazione e il lavoro dei giovani del nostro paese.

Il rapporto

Secondo quanto riportato dalle tabelle, il 26% dei giovani tra i 18 e i 24 è un Neet. Quasi il doppio della media che si registra in tutto il mondo: 14%! Siamo, assieme con la Colombia, l’unico paese al mondo con un tasso superiore al 10% in due delle tre categorie (non andare a scuola, non lavorare e nessuna formazione).

Chi ben comincia..

Sebbene questi dati facciano pensare il contrario, mamma e papà non risparmiano sulla scuola. Si è registrato, infatti, che il tasso d’iscrizione scolastica dei bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni sia addirittura del 94%, un valore di molto sopra la media Ocse.

Ma allora cosa accade dopo? Perché i ragazzi si fermano? Dove si bloccano? Università e lavoro sembra siano la risposta.

Siamo tra gli ultimi al mondo per numero di laureati. Circa il 19%, quindi 1 su 5, della forbice che va dai 25 ai 64 anni, è laureato. Vuol dire che 4 su 5 italiani si sono fermati prima, al liceo.
Fa da contraltare il fatto che i giovani, le nuove generazioni, si stiano avvicinando allo studio con più convinzione, facendo registrare un leggero aumento nel numero dei neo-laureati.

Laurearsi conviene

Eppure, sono chiari anche i numeri che riguardano gli stipendi: come adulti laureati, guadagnereste ben il 39% in più rispetto ad un diplomato. Anche se appare sempre poco rispetto al 57% che si registra negli altri paesi dell’Ocse.

#FacceCaso

Di Giulio Rinaldi

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