Da uno dei più popolati campi Rom della Capitale ad una università di prestigio mondiale come la Sorbona il passo è breve. Questa storia ci insegna ch
Da uno dei più popolati campi Rom della Capitale ad una università di prestigio mondiale come la Sorbona il passo è breve. Questa storia ci insegna che tutto è possibile, basta lottare per i propri sogni.
Di Carolina Saputo
Casilino 900, Roma. È qui che si trova una delle tante baraccopoli romane, una delle più affollate d’Europa; è sempre qui che comincia la storia della ventiseienne Anina, una ragazza con una grande determinazione e con un forte desiderio di rivalsa e di giustizia. Forse è proprio questo sentimento a spingerla a prendersi una laurea in giurisprudenza presso uno degli atenei più prestigiosi del mondo, la Sorbona: l’instancabile voglia di combattere le ingiustizie e il pregiudizio dilagante che affliggono costantemente la popolazione Rom.
Ma procediamo per gradi: negli interminabili 6 mesi trascorsi nella “bidonville” (Anina preferisce chiamarla così per la connotazione dispregiativa insita nella parola “campo rom”) ad Anina e alla sua famiglia è stato tolto tutto, compreso il lavoro per cui sono costretti a trasferirsi in Italia. Oltre a questa convivenza decisamente affollata, per un anno e mezzo sono costretti a passare da una casa occupata ad un rifugio rimediato per la strada ad una ex caserma, nell’attesa di varcare il confine tra Italia e Francia, un limite che ha il sapore della libertà, di una inaspettata rinascita, di una grande vittoria dei diritti che dovrebbero essere di tutti e di una rivincita del merito, che porta una ragazza con una vita intensa alle spalle ma con la determinazione che porta a lottare e a vincere, a prendere una laurea magistrale alla Sorbona.
Ora, a distanza di tempo, Anina che non solo dirige il polo giuridico dell’Associazione 16 Maggio, costantemente in prima linea nella lotta contro la separazione cui sono condannati gli abitanti delle bidonville francesi, ma studia per diventare avvocato ed è una fervente attivista per i diritti, in quel campo ci è tornata, accompagnata dal regista Pierluigi De Donno, autore del docufilm “Gitanistan” , rivivendo tutte le lacrime, le speranze, i sogni mai infranti che l’hanno accompagnata in questo lungo viaggio, nella prospettiva che in futuro possano esserci altre storie come la sua, storie di rinnovamento e possibilità.
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