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La scuola? Facciamola diventare tecnologica!

La scuola? Facciamola diventare tecnologica!

Il Piano per la Scuola Digitale può sfruttare ampi fondi per digitalizzare gli istituti scolastici. Ma i professori rischiano di essere rimandati a se

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Il Piano per la Scuola Digitale può sfruttare ampi fondi per digitalizzare gli istituti scolastici. Ma i professori rischiano di essere rimandati a settembre.

Di Giulia Pezzullo

Il 27 novembre 2015 il ministro Stefania Giannini ha presentato il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD), che si inserisce tra le innovazioni proposte dalla legge 107/2015. Questo progetto prevede la digitalizzazione del mondo scolastico, introducendo nelle aule le lavagne multimediali (LIM), la connessione wireless e altre tecnologie avanzate mirate all’apprendimento permanente (Life-Long Learning). Questo percorso di miglioramento è stato semplificato in 35 punti ed è finanziato da grandi somme di denaro messe a disposizione dai Fondi Strutturali Europei e da quelli scaturiti dalla legge Buona Scuola; il totale ammonta incredibilmente a un miliardo di euro e il PNSD terminerà il suo processo evolutivo nel 2020.

Per amor di cronaca, è dal 2008 che le scuole cercano di attenersi alle nuove normative europee in fatto di didattica digitalizzata per realizzare quelle che sono state chiamate “Classi 2.0”; in questa prima fase, fino al 2012, sono stati spesi 81mln di euro per comprare le lavagne multimediali e circa 13mln per la formazione degli insegnanti. Ad oggi, sono tantissime le aule che presentano una connessione internet veloce e una dotazione tecnologica non indifferente, che riguarda anche i laboratori didattici. L’unico grande intoppo riscontrato dall’inizio di questa avventura è la preparazione dei docenti nel confrontarsi con le nuove modalità di insegnamento. Infatti, dati i cambiamenti frequenti nel mondo della tecnologia e data l’età dei docenti spesso avanzata, è complicato formare un personale qualificato in questo campo: è quasi più logico trovare uno studente in grado di utilizzare tutta la strumentazione da autodidatta piuttosto che un professore. A volte, sono gli stessi insegnanti a non essere propensi ad imparare l’utilizzo di LIM, computer e laboratori interattivi, provocando una grave perdita per l’apprendimento dei ragazzi.

Ormai, se si vuole vivere in un mondo che non si ferma mai, che corre a velocità strabilianti e si rinnova quotidianamente, bisogna essere aperti a tutti i cambiamenti e dare la possibilità ai più giovani di respirare a pieni polmoni la realtà di un mondo virtuale e vivo. I professori, dal canto loro, si lamentano di non essere motivati nell’utilizzo delle nuove tecnologie in quanto non riscontrano miglioramenti nel rendimento scolastico degli allievi ma solo una maggiore concentrazione durante le lezioni in classe. Questi risultati, probabilmente, sono il frutto di una cattiva preparazione e di un approccio pregiudizievole verso le nuove tecnologie: i docenti sono convinti di non riuscire a svolgere correttamente il programma didattico e, per questo motivo, evitano di sfruttare al meglio le potenzialità delle attrezzature d’avanguardia. Tuttavia, se tutti iniziassero a utilizzare i siti web interattivi delle casi editrici o provassero a modulare il loro metodo d’insegnamento inserendo anche video, musica, quiz e mappe virtuali, gli studenti svilupperebbero maggiormente la loro inclinazione naturale alla tecnologia e apprenderebbero in modo più dinamico e produttivo.

Non buttiamo all’aria la possibilità di formare giovani menti in grado di tenere in mano le redini del mondo. L’Europa non deve essere un miraggio: i nostri ragazzi valgono quanto gli altri.

Di Giulia Pezzullo

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