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La Gmg e l’appello del Papa

La Gmg e l’appello del Papa

Si è conclusa ieri la Giornata Mondiale della Gioventù, evento dal nome singolare, che racchiude però più giornate in sé, ma soprattutto migliaia di g

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Si è conclusa ieri la Giornata Mondiale della Gioventù, evento dal nome singolare, che racchiude però più giornate in sé, ma soprattutto migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo.

La Giornata Mondiale della Gioventù è una manifestazione che ha luogo dal 1985, quando papa Giovanni Paolo II la ideò: sebbene fosse stato il promotore, Karol anche all’epoca si nascose dietro la sua consueta modestia e disse che a crearla furono “i giovani stessi”.
Nella sua Cracovia (Polonia), nel pieno di giornate simili, lo spettro di Wojtyla si avvertiva più forte che mai: ma si sa, le perplessità, non appartengono a Papa Bergoglio, che ha condotto magnificamente questi giorni, dal 26 al 31 luglio.

Ai giovani ha lanciato tanti appelli diversi, nel suo essere mai scontato, infondendo speranza e senza risparmiare qualche sano rimprovero: prima di tutto, ha chiesto di “ascoltare anche chi temiamo possa farci del male, quelli che vengono da altre culture, altri popoli”.

Un messaggio questo sicuramente necessario in un momento storico simile, ma a tratti pericoloso: se non fosse che parole simili siano uscite dalla bocca di Papa Francesco, detto da altri, nella stessa disposizione, paradossalmente potrebbero rafforzare l’idea dello straniero uguale pericolo.

Augura a tutti i ragazzi “l’avventura della misericordia”, che consiste nella “costruzione di ponti e nell’abbattimento di muri, recinti e reti”, nella capacità di “soccorrere il povero, chi si sente solo e abbandonato, chi non trova più senso per la sua vita”.
Non si tratta però solo di aprirsi al prossimo, ma anche di “accogliere con cuore misericordioso i profughi e i migranti”: essere un rifugio per chi ha perso la propria casa e tutto ciò che aveva, dare loro un ambiente familiare, fatto di affetto e compassione.
Moltiplicare i pesci, pur avendone uno solo da condividere.

I ragazzi sono capaci di “cose grandiose”, sono stimolanti i loro sogni, le loro domande, la voglia di opporsi a chi non crede nel cambiamento.
Pertanto è un peccato quando ci si perde dietro “venditori di fumo”, quando diventano “pensionati prima del tempo”, quando “gettano la spugna prima ancora di iniziare la partita”.
A chi cerca la vertigine per vie oscure, ma un po’ a tutto l’universo giovanile, il Papa ha chiesto di non farsi rubare il meglio di se stessi ed ha spiegato che si può anche cadere, ma l’importante è non rimanere a terra.

La sua è stata una sollecitazione ad impegnarsi verso il prossimo, ad immergersi in una nuova avventura, un invito a curare noi stessi: ma in un senso più generale, questo evento, inserito in un Giubileo straordinario, è stato un vero e proprio messaggio al terrorismo. Nel raduno di quasi 1 milione di ragazzi, per l’ennesima volta, si è urlato che non abbiamo alcuna paura.
Forse è per questo che nel primo giorno di gmg, due terroristi sono entrati in una chiesa in Normandia ed hanno sgozzato un prete.

Questa potrebbe essere un’amara controrisposta, ma teniamo vivo nella mente quel “SI” urlato in italiano da ragazzi provenienti da tutti i continenti, alla domanda: “Voi siete convinti che le cose si possono cambiare?”.

Di Irene Tinero

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