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Noi siamo i nativi precari e siamo disposti a tutto pur di lavorare

Noi siamo i nativi precari e siamo disposti a tutto pur di lavorare

Noi, giovani, ragazzi e ragazze under 30, siamo i nativi precari. Che vuol dire? che siamo disposti a fare qualsiasi cosa pur di lavorare. Siamo i gi

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Noi, giovani, ragazzi e ragazze under 30, siamo i nativi precari. Che vuol dire? che siamo disposti a fare qualsiasi cosa pur di lavorare.

Siamo i giovani cresciuti in epoca di crisi e siamo convinti che trovare lavoro sia un’impresa praticamente impossibile: per questo non ci tiriamo mai indietro e cogliamo al volo tutte le opportunità, anche quelle che non fanno parte del nostro settore di studi rinunciando addirittura a dei nostri diritti. Ogni occasione ci sembra irrinunciabile e siamo ossessionati dall’idea di non trovare lavoro. Siamo i nativi precari e una ricerca dell’Iref (Istituto di ricerche educative e formative) ha messo in luce il nostro rapporto con il mondo del lavoro. Vediamo i risultati!

Chi sono i nativi precari?

Siamo stati chiamati così, e siamo quei giovani cresciuti in piena crisi economica. Abbiamo visto le nostre famiglie cambiare stile di vita da un momento all’altro, e ci hanno convinti che il lavoro sia introvabile. Siamo gli under 30, quelli nati negli anni ’90.

L'”obbedienza preventiva alla precarietà” dei nativi precari

La ricerca dell’Iref sostiene che siamo talmente ossessionati dalla ricerca del lavoro, che abbiamo una sorta di “imprinting“: insomma, secondo la ricerca, siamo portati a un atteggiamento di accettazione preventivo della precarietà, vuol dire che ancora prima di provare a migliorare il lavoro o le condizioni lavorative accettiamo i compromessi, perché convinti che ciò che abbiamo trovato sia già tanto.

In quanti si ribellano all’imprintig?

La ricerca dice che solamente l’11% dei giovani nativi precari si scosterebbe all’imprinting di cui ho parlato sopra. Solo l’11% si ribellerebbe, provando per esempio a farsi riconoscere più diritti  o a combattere per ottenere più rispetto in senso lavorativo. Ma anche quell’11% “coraggioso” si tirerebbe indietro se si dovesse affacciare la probabilità di un licenziamento.

A quali diritti siamo disposti a rinunciare?

Il 16,7% degli under 30 rinuncerebbe alle ferie; il 12,4% rinuncerebbe a parte dello stipendio; il 10,5% rinuncerebbe ai giorni di malattia; il 32% rinuncerebbe, per un periodo, all’intero stipendio; il 43% lavorerebbe più ore del dovuto; il 38% lavorerebbe nel tempo libero.
Rinunceremo a tutto questo pur di tenerci un lavoro. E poi qualcuno ci chiama ancora “giovani sfaticati”…

E voi che ne pensate? A cosa rinuncereste pur di lavorare?

#FacceCaso

Di Chiara Zane

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