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Scuola De Scalzi, Genova: ennesimo caso di razzismo?

Scuola De Scalzi, Genova: ennesimo caso di razzismo?

Un genitore avrebbe informato il comune su pratiche scolastiche a lui non consone: mentre i figli fanno lezione, nella stessa scuola si svolgono lezio

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Un genitore avrebbe informato il comune su pratiche scolastiche a lui non consone: mentre i figli fanno lezione, nella stessa scuola si svolgono lezioni per stranieri.

Genova, scuola De Scalzi. Siamo alla frutta. In un paese che va alla deriva, sempre più lanciato verso lidi di odio e razzismo, si è arrivati alla follia.

Una follia che ha raggiunto pure Genova, in particolar modo la scuola primaria “De Scalzi-fratelli Polacco”, sita in via Ricci, vicino la stazione Brignole.

Proprio qui, pochi giorni fa, l’ennesimo episodio di xenofobia: un genitore avrebbe, infatti, telefonato al comune, lamentando che ci sono stranieri che vanno a scuola con suo figlio. Già farebbe ridere (piangere?) così, se non fosse che il famigerato paladino della giustizia ha pure rincarato la dose:

Entrano dalla stessa porta dei nostri figli”. Tali, meschini, stranieri, svolgerebbero infatti lezioni di italiano in questa scuola durante l’orario scolastico. In aule, ca va sans dire, differenti da quelle nelle quali i bambini seguono le lezioni.

Ora, nessuno vuole parlare qui di leggi razziali, genocidi, nazismo, fascismo o di tutte le vergogne svoltesi nel nostro stesso paese 80-90 fa solo. Nessuno, non ancora. Per cui continuiamo con la nostra breve e, ahimè, triste storia.
Ricevuta la lettera, il sindaco di Genova Marco Bucci, allerta immediatamente l’assessora alle Politiche educative e all’Istruzione, Francesca Fassio. La quale, a sua volta, fa chiamare la scuola.

Ho fatto chiamare per informarmi, perché cerco sempre di dare seguito alle segnalazioni che mi arrivano”, dichiara Fassio a “Il Fatto Quotidiano”.

I professori

I professori, ricevuta la chiamata, emettono un comunicato dai toni tutt’altro che gioiosi: “(…) Colpisce che tutto ciò sia avvenuto in una scuola, luogo che è per definizione e Costituzione inclusivo, luogo in cui si insegna a non fare distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Noi, in quanto giornale, non ci interessiamo prettamente di politica. Ma è divertente, a nostro modo di vedere, farvi sapere che la scuola si chiama “Fratelli Polacco” in onore di Roberto e Carlo Polacco, 2 e 4 anni, figli del custode della sinagoga di Genova, deportati ed uccisi ad Auschwitz nel 1943.

Divertente forse è un termine errato. È un amaro sorriso quello che affiora sulle nostre facce. Non certo gioia.

#FacceCaso

Di Giulio Rinaldi

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