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Parliamo di droga. Puntata 6: l’hashish

Parliamo di droga. Puntata 6: l’hashish

Sesta puntata della rubrica estiva di #FacceCaso, “Parliamo di droga“. Oggi, con l'hashish protagonista, torniamo sulle sostanze naturali. Al termine

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Sesta puntata della rubrica estiva di #FacceCaso, “Parliamo di droga“. Oggi, con l’hashish protagonista, torniamo sulle sostanze naturali.

Al termine della puntata scorsa  ci siamo lasciati con una domanda: “Ci sono canzoni che parlano di hashish?” La risposta è sì. Ce ne sono una marea. Anche senza troppe velate allusioni o doppi sensi, come nel testo di Per Elisa scritto da Battiato. Ma oggi, per la nostra rubrica “Parliamo di droga“, non le andremo a canticchiare una per una. Parleremo invece dell’uso di questo stupefacente e dei suoi effetti.

Dopo una serie di appuntamenti con droghe sintetiche (LSD, ecstasy, eroina), torniamo così ad affrontare il tema delle sostanze di origine naturale. L’hashish, infatti, si ottiene dalla stessa pianta da cui origina la marijuana: la cannabis (o canapa). Di essa, parimenti, si utilizzano solo le infiorescenze e non le foglie.

Il nome deriva dall’arabo ḥašīš, che significa erba. C’è poi un filone narrativo, a metà tra storia e leggenda che vedrebbe l’origine del consumo e del nome stesso di questa droga in una setta ismaelita dell’altopiano iranico, che ne faceva uso a fini religiosi. E siccome pare fossero particolarmente abili con le armi, venivano spesso assoldati come sicari. I cosiddetti assassini.

Ma, a parte i racconti da le mille e una notte, si può sostanzialmente affermare che, in virtù della medesima derivazione, gli effetti dell’hashish, o fumo, come viene volgarmente definito, siano molto simili a quelli della ganja. Solo che sono mediamente molto più intensi, perché la presenza del Tetraidrocannabinolo (il THC) è maggiore.

Tale quantità più elevata è dovuta al processo di lavorazione. Mentre la maria è, di fatto, solo un grumo di fiori essiccati, questa sua parente stretta è invece un concentrato di resine. Esistono diversi metodi per ricavarle, ciascuno tipico delle principali zone di origine. E in base a ciò si differenzia la varietà del prodotto finito.

Tecniche di lavorazione e consumo

In Nord Africa si usano teli (oggi plastica) per sbattere le piantine appena tagliate e raccogliere così la sostanza resinosa dai pistilli e dai piccoli pezzi strappati.

In India il sistema è decisamente più rudimentale. I raccoglitori sfregano con le mani il fiore, ancora attaccato al ramo, per poi raschiare via dai propri palmi il prodotto di consistenza gommosa.

Più complessa la tecnica olandese. Le cime dell piante raccolte vengo immerse in una bacinella di ghiaccio per poi frullare tutto insieme. Successivamente si passa il tutto attraverso un setaccio che separa l’acqua dall’hashish.

A prescindere dal metodo di produzione, quasi sempre questa droga viene assunta fumandola inseme al tabacco. Il purino (cioè la “canna” di sola erba, non smezzata con comuni sigarette) è più frequente per la marijuana. Al pari di questa, comunque, anche l’hashish può essere ingerito. Le space cake dei coffee shop di Amsterdam sono senza dubbio una specialità locale che attrae molti turisti.

Ci vediamo la prossima settimana per la puntata conclusiva di questo viaggio estivo. L’argomento però non ve lo sveliamo stavolta. Lo scoprirete mercoledì prossimo.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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