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Non puoi avere un lavoro perché non hai esperienza perché non puoi avere un lavoro…

Non puoi avere un lavoro perché non hai esperienza perché non puoi avere un lavoro…

“L’Italia non è un paese per giovani”: quante volte avete sentito questa frase? È davvero così? Nel mondo del lavoro beh... assolutamente si! C’è chi

Posti di lavoro in aumento? Non per i giovani!
In Italia i giovani non sono solo Neet, ci sono anche gli Eet!
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“L’Italia non è un paese per giovani”: quante volte avete sentito questa frase? È davvero così? Nel mondo del lavoro beh… assolutamente si!

C’è chi cerca lavoro, chi studia, e poi ci sono i NEET. Ma di chi parliamo? Il termine deriva dall’inglese Not (engaged) in Education, Employment or Training e indica quella categoria di persone (tra i giovani) che non studiano, non allenano le proprie competenze e non cercano un impiego (in italiano anche detti Né – Né).

Un’indagine dell’Istat ha registrato in Italia un altissimo numero di NEET nel 2019, il 22,2% nella fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni. Si tratta di un dato nettamente superiore alla media europea, che si aggira sul 12,8%, quasi 10 punti in meno. Ma possibile che 2 milioni di giovani italiani non facciano nulla?
La risposta è da ricercarsi in un mancato dialogo tra chi forma e chi assume. Un’azienda, quando assume una risorsa, vuole accertarsi che abbia delle determinate competenze, oltre alle conoscenze teoriche. Nasce così un circolo vizioso per cui le aziende cercano sempre qualcuno con una formazione professionale che i giovani, non venendo assunti perché non ce l’hanno, non possono acquisire. Che gran mal di testa.

Pare quindi, che una parte delle Università italiane dia una formazione particolarmente teorica e intellettuale, che andrebbe invece accompagnata da un percorso per lo sviluppo delle competenze.

Eppure, ogni anno migliaia di giovani menti emigrano dal nostro Paese per lavorare all’estero, risorse preziose la cui privazione, per l’Italia, è divenuta col tempo estremamente penalizzante. Cervelli in fuga formatisi nelle nostre università e che lasciano, spesso a malincuore, la propria casa. Sono le aziende a pretendere troppo o le Università a non comprenderle?
Forse un’azienda in Italia non investe su un giovane perché non produce quanto gli costa (almeno all’inizio) e d’altronde in Università si studia, l’esperienza si fa sul campo. Indubbio è che servirebbe un maggior dialogo, perché solo le due parti insieme potranno ridimensionare un problema tanto diffuso.

#FacceCaso

Di Luca Matteo Rodinò

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