Che scuola hanno frequentato i VIP italiani? Ve lo diciamo noi in questa nuova rubrica. Oggi è la volta del Drake di Maranello, Enzo Ferrari. Vi siet
Che scuola hanno frequentato i VIP italiani? Ve lo diciamo noi in questa nuova rubrica. Oggi è la volta del Drake di Maranello, Enzo Ferrari.
Vi siete mai chiesti quale scuola avessero frequentato da adolescenti personaggi come Salvini, PIF o Salmo? Noi sì. E visto il successo della nostra rubrica sugli sportivi, abbiamo deciso di allargare il campo, includendo nella nostra indagine attori, musicisti, politici e chi più ne ha più ne metta.
Domani il circuito toscano del Mugello ospiterà per la prima volta un Gran Premio di Formula 1. E non sarà un GP come gli altri, bensì addirittura il 1000° nella storia della Ferrari. Eh già, n’è passata di acqua sotto i ponti da quando la Rossa era solo un’idea nella testa dell’immortale Enzo Ferrari.
Uno che di fantasia, o meglio, di follia ne ha sempre avuta parecchia. D’altronde solamente un folle poteva pensare di far diventare una piccola scuderia della provincia di Modena una delle più grandi case automobilistiche del mondo. Ma, come diceva il Drake, i sogni possono essere contagiosi, così come contagiosa è la voglia. E Ferrari di voglia di fare ne aveva da vendere.
Tanto che quand’era piccolo passava ore nell’officina di suo padre Alfredo (che faceva il carpentiere meccanico) ad aiutarlo. Così facendo cominciò presto a trascurare gli studi e finì quindi per lasciare l’istituto tecnico superiore modenese a cui era iscritto già alla fine del secondo anno.
Il fatto di aver abbandonato la scuola senza aver potuto conseguire il diploma di maturità diventerà successivamente un motivo di grande rimpianto per Enzo. Tuttavia qualcosa da appendere al muro del suo studio il Commendatore ce l’aveva comunque. Il 7 luglio del 1960 l’Università degli Studi di Bologna gli conferì infatti una laurea honoris causa in Ingegneria Industriale Meccanica.
E il fatto che l’uomo che si cela dietro ad una delle automobili più iconiche del pianeta al momento della fondazione della sua creatura non avesse né una lira e né un “pezzo di carta” è la prova che sì, i sogni spesso sono contagiosi e che non serve un diploma per disegnare una macchina. Basta avere una matita rossa; rossa come la passione, rossa come una Ferrari.
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