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12 anni e un mitra: la felicità non viene sempre da un pallone

12 anni e un mitra: la felicità non viene sempre da un pallone

Un ragazzino musulmano esulta in aula per l’attentato di Bruxelles, imitando un attacco terroristico nei corridoi della scuola. Di Giulia Pezzullo Son

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Un ragazzino musulmano esulta in aula per l’attentato di Bruxelles, imitando un attacco terroristico nei corridoi della scuola.

Di Giulia Pezzullo

Sono passati due giorni dall’attentato di Bruxelles, una ferita apertissima che sanguina e si unisce alle altre come a dipingere una macabra tela di cicatrici sul mondo. Il terrorismo del braccio islamico estremista si sta espandendo con l’obiettivo di intimorire e colpire la psicologia delle persone per renderle schiave di una visione amara della vita. I militanti che pianificano questi colpi vigliacchi trovano nelle loro azioni una giusta causa e una sorta di piacere che afferra a piene mani la follia. Ma ciò che spaventa ancora di più è la gioia manifesta di un ragazzino marocchino di seconda media di fronte alle stragi di stampo terroristico.

È successo a Cremona, all’interno di una scuola secondaria di primo grado: lo studente musulmano aveva già espresso la sua felicità e il suo orgoglio per gli eventi accaduti lo scorso martedì a Bruxelles quando ha deciso di uscire dall’aula e imitare nel corridoio un attacco con un mitra improvvisato tramite un quaderno arrotolato. I compagni e i docenti sono rimasti sconvolti e il ragazzo è stato immediatamente segnalato alla preside d’istituto. Non essendo estraneo a questi atteggiamenti (si era comportato in modo analogo dopo l’attentato a Parigi di novembre 2015, per cui aveva ricevuto solo un richiamo), è stato convocato in presidenza e successivamente sospeso dalle attività didattiche e segnalato alle autorità competenti. Infatti, la Digos si sta occupando del caso in modo approfondito in quanto lo studente coinvolto è il nipote di uno degli indagati nel campo di una maxi-inchiesta risalente al 2002 sul terrorismo di matrice islamica con sede a Cremona.

Il ragazzo, supponendo un’età tra i 12 e i 13 anni, è probabilmente già grande abbastanza per intraprendere le campagne militanti estremiste e quindi per affiancare le truppe esistenti per colpire nuovi poli d’interesse. Sale l’attenzione per il Duomo, per il Torrazzo e per la stazione ferroviaria della città; le forze dell’ordine non sottovaluteranno questo nuovo tassello di un puzzle che diventa (sfortunatamente) sempre più grande. Sembra proprio che anche tra le nuove generazioni musulmane riesca a penetrare la malsana idea di dover conquistare il mondo degli “infedeli” in modo assolutista e dittatoriale. È un caso isolato, su questo non c’è dubbio. Ma quanti ragazzi, soggiogati dalle ideologie forti delle proprie famiglie, si schierano a favore del terrorismo e crescono con lo scopo di entrare a far parte di questo mostruoso progetto? L’assoluta non coscienza e umanità di persone che credono nella affermazione di un ideale attraverso la morte e la distruzione lascia totalmente spiazzati e atterriti, soprattutto se a volere tutto questo sono ragazzini che dovrebbero pensare a giocare a pallone e a non alzarsi la mattina per il troppo sonno.

Di Giulia Pezzullo

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