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“La panchina dell’amico”: la solitudine ai tempi dell’inclusione sociale

“La panchina dell’amico”: la solitudine ai tempi dell’inclusione sociale

Problemi di emarginazione o timidezza? Da oggi esiste la “panchina dell’amico”, un oggetto che ha un che di affascinante, considerando che nel giro di

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Problemi di emarginazione o timidezza? Da oggi esiste la “panchina dell’amico”, un oggetto che ha un che di affascinante, considerando che nel giro di un minuto circa troverai accanto a te qualcuno con cui parlare. Provare per credere.

Di Carolina Saputo

Dura la vita per chi, spesso e volentieri, soffre di isolamento. In effetti la timidezza gioca brutti scherzi, soprattutto nei momenti meno opportuni, crea barriere invisibili tra te e gli altri, nei casi peggiori ti costringe a rimanere per anni imprigionato in una “torre d’avorio”, nella tua personale fortezza della solitudine, fino a che scambiare due parole con uno sconosciuto diventa un’impresa mirabolante. Da oggi però, la solitudine avrà vita breve (o perlomeno, ci si prova a piccoli passi): benvenuti nell’era dell’inclusione sociale, dove l’impenetrabile muro di cinta costruito con ansie e insicurezze viene abbattuto con una nuova e piuttosto curiosa arma, letale per la timidezza. Il suo nome è “la panchina dell’amico” e la sua casa è (almeno per il momento, sperando nella diffusione di altri esemplari) in Canada, precisamente alla Willowgrove School, dove l’obiettivo finale è estirpare il principio di esclusione che sembra inevitabile durante la pausa pranzo per alcuni bambini.

A questo punto la vera domanda è: come funziona questa portentosa “panchina dell’amico”? Sembra in realtà molto semplice; basta sedercisi sopra per far notare e capire agli altri bambini che in quel preciso istante ci si sente soli e si ha voglia di giocare, fino a che nel giro di qualche minuto qualcuno correrà da te per farti compagnia, per parlare o per portarti a divertirti in un nuovo gruppo.

I piccoli studenti della Willowgrove, protagonisti dell’iniziativa, sembrano esserne entusiasti; nuovi amici quindi, gruppi di giochi più grandi, più chiacchiere e risate. Ipoteticamente parlando, saremmo capaci di ricreare lo stesso esperimento, semplicemente intuendo le difficoltà nel parlare di chi ci capita vicino? Se la risposta è si, la solitudine ha i giorni contati.

Di Carolina Saputo

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