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Capitalismo? No, grazie

Capitalismo? No, grazie

Secondo una ricerca di Harvard, la maggioranza dei giovani non apprezza il capitalismo. Un risultato in linea con altre ricerche sull'orientamento dei

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Secondo una ricerca di Harvard, la maggioranza dei giovani non apprezza il capitalismo. Un risultato in linea con altre ricerche sull’orientamento dei giovani.

Di Stefano Di Foggia

L’Università di Harvard ha intervistato un campione di giovani statunitensi tra i 18 e i 29 anni,

dalla ricerca risulta che il 51% non supporta il sistema economico capitalista. Il 33% inoltre vede come alternativa un sistema di tipo socialista.

Dei numeri ragguardevoli che sono perfettamente in linea con i risultati di Bernie Sanders. Lo studio sembra confermare quanto già segnalato da altri istituti. Tra i giovani sta cambiando qualcosa.

I ragazzi che sono cresciuti durante gli anni della crisi economica hanno vissuto sulla propria pelle i “fallimenti del mercato” e toccato con mano quanto possano essere brutali e indiscriminati i meccanismi creati dal capitalismo. Dalle macerie dell’affermazione soggettivistica dell’Io, le nuove generazioni si vogliono dirigere verso la costruzione di un equilibrio più avanzato tra l’Io e il Noi, tra il sé e l’ambiente cirostante.

Secondo alcune ricerche i giovani hanno maturato un orientamento critico tanto verso il liberismo sfrenato quanto verso lo statalismo aggressivo.

Convinti della bontà dell’economia di mercato, pensano tuttavia che vada regolata e controllata per limitarne gli eccessi garantire un’equa distribuzione della ricchezza.
Altro tema importante è la questione ambientale, non più rimandabile. Sanno infatti che proprio questa generazione dovrà sopportare i costi di una colpevole omissione del passato.

Altra parola d’ordine, tolleranza.

Secondo alcuni studi i “millennias” fanno della tolleranza un valore fondamentale.

La convivenza delle diversità deve diventare necessariemente un modo ordinario di convivere. Secondo la maggioranza dei giovani infatti i migranti non sono una minaccia ma una risorsa. Chi arriva deve poter competere con gli altri, senza discriminazioni.

Altro punto riguarda l’affermazione personale che non viene contrapposta ai rapporti sociali. L’obiettivo della maggioranza è conciliare la propria soddisfazione con un servizio per la comunità. La qualità delle relazioni viene posta come ingrediente fondamentale per il proprio benessere.

Come si può vedere chiaramente si tratta di un sistema dotato di una chiara logica interna. La nuova generazione, di fronte ai guasti lasciati dal modello di sviluppo iperindividualistico degli ultimi decenni, sta cercando di trovare un nuovo modo per pensare il legame con l’altro, con la natura e con il sistema.

Certamente possiamo dire che non tutti i giovani la pensano in questo modo. Le ricerche però riconoscono questo orientamento come il prevalente. Bisogna dire che questo sistema non è ancora del tutto forato, manca infatti un discorso pubblico capace di renderlo riconoscibile e riproducibile. Ma, come è già successo altre volte nella storia, si può intravedere in questi sentimenti la via del futuro. Potremmo essere alla vigilia di un nuovo grande cambiamento che investirà il mondo.

Un vento inarrestabile che parte dai giovani e che potrebbe finalmente rinnovare la società o quantomeno costringerla a fare i conti con sé stessa.

Di Stefano Di Foggia

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