Il progetto di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro non è ancora concluso, però c’è bisogno di un rifinanziamento: ce la farà Garanzia Giovani
Il progetto di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro non è ancora concluso, però c’è bisogno di un rifinanziamento: ce la farà Garanzia Giovani a resistere?
Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti crede ancora nel programma di Garanzia Giovani: anche se ha migliorato solo di poco la situazione occupazionale dei giovani italiani e il successo è stato eterogeneo da regione a regione, è uno strumento con ancora molto potenziale inespresso ma soprattutto è una realtà esistente, concreta, che a piccoli passi si è affermata e ha ricevuto adesioni da parte dei ragazzi. Intanto è già qualcosa, per chi il lavoro non lo ha mai visto o lo ha perso. Poletti ha spiegato che per proseguire un progetto di questo tipo sono necessari nuovi finanziamenti, che si aspetta arrivare dall’Italia in accordo con i programmi dell’Unione Europea, quali Fondo sociale europeo e Youth Emplyement Initiative. “Se finita la benzina buttiamo via la macchina, non mi sembra un buon modo di procedere”, ha detto il Ministro in occasione dell’incontro Young@Work avvenuto in Lombardia, la regione che ha riscosso maggior successo con l’iniziativa di Garanzia Giovani.
A fronte dei 941mila ragazzi iscritti in tutta Italia, ben 109 mila provengono dalla Lombardia e 60 mila di loro hanno cominciato a lavorare trovando impieghi a tempo indeterminato, a tempo determinato o inserendosi nelle aziende almeno come apprendisti.
Nelle altre regioni le cifre sono meno altisonanti, e questo è dovuto per lo più alla poca efficienza con cui le pratiche burocratiche vengono avviate e in gran parte anche al tipo di lavoro offerto, spesso solo tirocinio, a volte non consono al corso di studi seguito dal singolo ragazzo. Per fare un esempio positivo invece prendiamo una città lombarda, come Milano: un giovane che si iscrive al portale di Garanzia Giovani viene “attivato”, ossia iniziato ai programmi di inserimento, in soli 9/10 giorni. In più, i finanziamenti girano attorno quote elevatissime rispetto le altre regioni, circa 52 milioni di euro annui. E infine, vengono attivati circa 40 mila tirocini l’anno, molti dei quali (se superano la durata di quattro mesi) vengono rimborsati. Per far si che il dato positivo si estenda in tutta Italia, il Ministro ha proposto degli “standard” comuni da raggiungere come minimo in tutte le regioni, le quali poi potranno proseguire il progetto in maniera più indipendente e più opportuna alla situazione locale . Nel mentre a Benevento la Uil si è dichiarata favorevole al rifinanziamento, ma ha chiesto ancora “più trasparenza” nel funzionamento e nei bilanci del programma a distanza di due anni dalla sua attivazione, per potersi rendere conto di quanto effettivamente ha funzionato.
Un obiettivo che sicuramente il progetto dovrà porsi è quello di “agganciare” ai propri programmi una fetta più ampia di ragazzi, non limitandosi ai giovani che escono freschi dagli studi e che sono più disponibili al lavoro e già avviati, ma andando a cercare in profondità tra quelli che ormai da molto tempo sono inattivi e occupandosi anche della loro integrazione.
Un progetto non semplice, ma che può aiutare i nostri ragazzi confidando nei dovuti investimenti, e sperando che possa divenire davvero uno strumento di “garanzia” per il futuro.
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