Timore per ritorsioni dopo il nuovo ordine presidenziale di bloccare gli arrivi da 7 paesi “a rischio”. E così il colosso deve correre ai ripari. Aria
Timore per ritorsioni dopo il nuovo ordine presidenziale di bloccare gli arrivi da 7 paesi “a rischio”. E così il colosso deve correre ai ripari.
Aria di caccia all’americano, come se fossimo agli inizi del 2000, amministrazione Bush e dopo l’11 Settembre la guerra a Stelle e Strisce contro l’Islam Terrorista. Non siamo arrivati ancora a tutto questo, e speriamo di non doverci tornare, ma il blocco agli ingressi nel paese per i cittadini provenienti da 7 paesi, Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen, ha fatto scattare l’allarme per eventuali ritorsioni contro tutti gli americani residenti in questi e molti altri paesi mediorientali.
E allora ecco un’azione immediate, per non dover arrivare a situazioni problematiche.
La prima di Google, che ha invitato i propri dipendenti dei luoghi a rientrare negli Usa.
L’amministratore delegato, Sundar Pichai, ha così parlato in merito a questi circa 100 lavoratori coinvolti: “E’ doloroso vedere il costo personale di questo ordine esecutivo sui nostri colleghi. Abbiamo sempre reso pubblica la nostra visione in materia di immigrazione e continueremo a farlo”.
E che non sia l’ultima azienda ad agire così…
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