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Il MIUR annuncia il rinnovo dei contratti pubblici, ecco ARAN

Il MIUR annuncia il rinnovo dei contratti pubblici, ecco ARAN

Si chiama ARAN ed è il nuovo accordo per il rinnovo dei contratti pubblici del settore Istruzione e Ricerca. Vediamo le novità più importanti. E' fat

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Si chiama ARAN ed è il nuovo accordo per il rinnovo dei contratti pubblici del settore Istruzione e Ricerca. Vediamo le novità più importanti.

E’ fatta. Dopo mesi di attesa e di estenuanti trattative il Ministero dell’Istruzione ha trovato l’accordo per l’ARAN, il rinnovo dei contratti pubblici del settore Istruzione e Ricerca. Una preintesa era già stata trovata due mesi fa ma il timore che potesse saltare tutto all’ultimo momento c’era eccome.

Ma il MIUR è stato di parola e ha così risolto una questione che nelle ultime settimane aveva suscitato il malcontento degli addetti ai lavori. Soddisfatta, ovviamente anche Valeria Fedeli che, come riporta l’articolo di Democratica.com del 19/04/18, ha detto che questo accordo “è il giusto riconoscimento per coloro che lavorano con passione e serietà nel comparto della conoscenza”.

Ora, però, entriamo nel dettaglio e vediamo quali sono le novità più importanti introdotte con questo nuovo contratto rispettivamente nel settore della Scuola, in quello dell’Università e in quello della Ricerca:

  • Scuola. Gli aumenti di stipendio saranno mediamente di circa 80 euro lordi all’anno, ai quali si aggiungono i 450 euro medi di arretrati che si sono accumulati dallo scorso marzo. Confermato l’orario di servizio e introdotto il diritto alla disconnessione che permetterà di non ricevere comunicazioni di servizio 24 ore su 24.
  • Università. In questo caso gli aumenti si aggirano intorno al 4% dello stipendio, con gli arretrati medi che ammontano a circa 440 euro. Viene inoltre ridotta la quantità di risorse da destinare alla valutazione della performance collettiva ed individuale.
  • Ricerca. Buone notizie anche nell’ambito della ricerca dove già dall’1 marzo 2018 sono stati introdotti incrementi economici sulle parti tabellari, con l’aggiunta di indennità fisse e ricorrenti pari ad almeno 85 euro per tutti. Confermati, infine, gli 80 euro di bonus.

Insomma, alla fine aspettare è servito a qualcosa. Perché se è vero che, nonostante l’accordo raggiunto ci saranno comunque persone che conserveranno la propria insoddisfazione, è altrettanto vero che questo rinnovo di contratto (con annessi aumenti di stipendio) fa comodo a molti. D’altronde chi si accontenta gode, non è così?

#FacceCaso

Di Gabriele Scaglione

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