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How I met Taiwan, Capitolo 1: il karaoke

How I met Taiwan, Capitolo 1: il karaoke

Vi racconto la mia esperienza, le mie giornate, le mie paure e le mie gioie. Un diario di tutto il mio tirocinio nella bellissima Taiwan. Il giorno i

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Vi racconto la mia esperienza, le mie giornate, le mie paure e le mie gioie. Un diario di tutto il mio tirocinio nella bellissima Taiwan.

Il giorno in cui ho saputo di poter fare un tirocinio a Taiwan ero a Cuba, lontana da Roma, fuori dall’Italia, fuori dall’Europa. Quel giorno stava venendo giù uno di quegli acquazzoni tropicali che mette paura, con tuoni, fulmini, nuvole nero pece e un’atmosfera calda incredibile.

Visto che la spiaggia e la città erano off-limits, ricordo di aver comprato una card per il wi-fi e di aver aperto la casella di posta e-mail. C’è voluta una frazione di secondo:

…letter of invitation for Miss Pezzullo for attending the internship project at our institute…

Eccola lì, la frase che stavo aspettando. Dopo due mesi di attesa, finalmente era arrivata l’e-mail giusta. Ricordo l’euforia di quella prima vittoria, l’ansia di dover organizzare tutto in pochissimo tempo, la paura di affrontare qualcosa di totalmente nuovo: io, neolaureata, avrei iniziato un tirocinio dall’altra parte del mondo immersa in una cultura ancestrale, caotica, folle e affascinante.

Tuttavia, fortuna ha voluto che con me è partita anche un’altra persona: Chiara. Due italiane in terra sconosciuta sono meglio di una! Basti considerare che la prima cosa che è entrata in valigia è stata una scorta di caffè macinato e una moka nuova di zecca.

Di ritorno dal viaggio a Cuba, ho iniziato a organizzare il mio trasferimento: volo, visto, alloggio, vestiti, cianfrusaglie. Ma, soprattutto, ho imparato a calmare l’omino che dentro di me urlava come un pazzo dicendo che ero una folle e che sarebbe stato difficile trasferisti a Taiwan per cinque mesi. In fondo, cosa sapevo di Taiwan? Quante persone che conosco erano state a Taiwan prima di allora? Sono sicura che conosci già le risposte: niente e nessuno.

Non mi sono mai lasciata sopraffare dalla paura di uno spostamento, sono sempre stata una zingara da zaino in spalla; eppure, una volta chiusa la valigia, una nuova e prepotente angoscia ha bussato alla porta della mia camera per disturbarmi. Normale, dirai tu. Quattro mesi senza pasta, pane e pizza suona molto come una punizione. Ma il problema si nascondeva proprio in quelle sensazioni di scomodità: stavo uscendo dalla mia confort zone.

E per farlo, dovevo essere pronta a lasciar cadere ogni tipo di pregiudizio.

Tipo quello di mangiare a scatola chiusa ciò che i miei amici taiwanesi ordinano per me. Tipo quello di attraversare una strada piena di fumo, odori, rumori. Tipo quello di bere il tè con le bolle di gelatina. Tipo quello di cantare di fronte a persone che conosco da poco perché il karaoke qui è una cosa seria. Sì, è una cosa serissima. Non si può viaggiare in Asia e non provare il karaoke; sarebbe un po’ come andare in Italia e non mangiare la pizza. Ti siedi, mangi qualcosa, prendi il microfono e canti, come se fossi sotto la doccia, tanto per capirci.

Avere paura dell’ignoto è giusto, non possiamo fingere sempre di essere la perfetta tesserina del puzzle. In fondo, dall’Italia a Taiwan sono 9600 kilometri in aereo, sono 6 ore di fuso orario in più, sono 4 mesi senza pane e prosciutto San Daniele. Dall’Italia a Taiwan è una sfida contro se stessi, contro la comodità di stare in luoghi conosciuti, contro la possibilità di esprimerti al meglio nella tua lingua madre. Dall’Italia a Taiwan è una cartina al tornasole per capire cosa stai cercando e dove vuoi andare.

Quindi entra in punta di piedi, senza fare rumore, e lascia tutto il resto fuori. Entra, mettiti comod* e preparati a scoprire How I met Taiwan. Sarà un racconto lungo e curioso, diviso in puntate, senza peli sulla lingua. Quando chiudi la porta, mi raccomando, lascia tutto il resto fuori. Ma non il mondo, no, perché quello lo porti con te.

#FacceCaso

Di Giulia Pezzullo

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