La maturità 2019 ha presentato molte novità. Come l'hanno vissuta i ragazzi? Ce lo siamo fatto raccontare dai diretti interessati. "Tuo padre sembra
La maturità 2019 ha presentato molte novità. Come l’hanno vissuta i ragazzi? Ce lo siamo fatto raccontare dai diretti interessati.
“Tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto” canta Antonello Venditti nella celeberrima (e abusatissima) Notte prima degli esami. Una frase iconica che rappresenta lo stress psicofisico a cui ogni anno sono soggetti migliaia di ragazzi. Questa volta, poi, i maturandi si sono trovati difronte le ormai arcinote novità, introdotte letteralmente all’improvviso dal Miur. Seconde prove con doppio argomento, buste chiuse e collegamenti fra diverse materie da trovare sul momento. “Maturità, t’avessi preso prima… Forse avrei evitato questo casino”, avranno pensato in parecchi.
Visto lo scarso preavviso nella comunicazione dei cambiamenti nello svolgimento dell’esame, di fatto i maturandi di quest’anno sono stati delle vere e proprie cavie. Sulla loro pelle si è sperimentato il nuovo sistema di valutazione per i diplomi di scuola superiore. Con quali risultati? E, sopratutto, in che modo è stato affrontato e vissuto tutto ciò? Lo abbiamo chiesto ad alcuni diretti interessati. Ecco cosa ci hanno risposto.
Nicolò Erasmo – Liceo Scientifico Aeronautico G. D’Annunzio, Corropoli (TE).
Nicolò è il fratello della nostra collega Benedetta. Ha lasciato casa a 14 anni per entrare in convitto. Cinque anni di sacrificio si sono conclusi per lui il 27 giugno scorso. Prima di partire per le meritate vacanze ha raccontato il suo colloquio orale.
Com’era la commissione?
“Matematica e Fisica, Storia e Filosofia e Latino interni e tutti gli altri esterni (la voce fuori campo di sua sorella aggiunge “che culo” pensando alla sua ansia prima della seconda prova)“.
Come funzionano le buste?
“Il Presidente di Commissione mi ha proposto le tre buste, ho scelto la terza. L’ho aperta c’era una foto del Presidente della Repubblica, Mattarella, con una sua frase sull’immigrazione e un commento di questa frase. Mi sono preso un po’ di tempo per riflettere e ho fatto uno schema”.
Cosa hai collegato?
“Non ho iniziato dalla singola materia, perché ho pensato che quello che i professori avrebbero voluto è che lo studente potesse argomentare prima di collegare tutto un po’ a caso. Diciamo che all’inizio ho parlato di tutto, dalla Sea Watch a Salvini, per almeno cinque minuti o poco più. Poi ho iniziato a collegare. Per Italiano ho scelto Verga, perché ho pensato al riscatto sociale; da lì sono passato a Nietzsche e il superuomo, perché ho sempre pensato al cambiamento. Con storia, è stato più automatico, Hitler, Mussolini e la propaganda e da lì, la prof di italiano mi ha chiesto di D’Annunzio. Latino, il Banchetto di Trimalchione, anche lì il cambiamento di status sociale. Ho concluso poi, in scienze, con le cellule staminali, collegandole con i grandi dibattiti del nostro periodo e per inglese Jane Eyre di Charlotte Brontë”.
E come si è concluso?
“Mi hanno bloccato e mi hanno fatto parlare dell’Alternanza Scuola-Lavoro che avevo svolto in un’azienda che fa manutenzione di elicotteri e anche un progetto con la LUISS. Mi hanno fatto la domanda di Cittadinanza e Costituzione, cioè come si ottiene la cittadinanza in Italia e mi hanno fatto vedere gli scritti, tutto qui”.
Valerio Padovella – Istituto Magistrale Statale G. Caetani, Roma
Valerio ha completato il percorso scolastico liceale in studi linguistici. Ha studiato francese e spagnolo, oltre al consueto inglese. Ma non ha nessuna intenzione di continuare su questa strada per il futuro. La sua carriera scolastica si è conclusa il 4 luglio con un’interrogazione orale che, per il modo in cui si è svolta, non lo ha soddisfatto a pieno.
Sei soddisfatto in generale di come si è svolto l’esame?
“Al livello di prove, sì. Meno per il nucleo tematico proposto, che alla fine faceva affrontare solo alcuni temi e non tutto quello che si svolge nel percorso scolastico. Si mette in risalto la capacità di parlare di un solo tema in più discipline, quindi magari da questo punto di vista può essere stato utile. Sicuramente è un esame molto generico per certi aspetti, ma, al contempo, troppo restrittivo per l’impostazione degli argomenti”.
Quale è stata la prova più difficile?
“Senza dubbio quella orale perché bisognava rapportarsi con professori che non avevi mai visto. Da un punto di vista umano non sapevi come approcciare. Le prove scritte erano abbastanza semplici, generali. C’erano sette tracce nella prima prova, quindi un’ampia scelta a disposizione. La seconda prova alla fine consisteva in delle produzioni brevi, in francese e spagnolo. Al massimo 300 parole, su temi comuni, come il viaggio o cosa farai dopo la maturità. Nulla di impossibile”.
Cosa hai pensato al momento di scegliere la busta? Temevi qualcosa in particolare?
“I temi delle buste più o meno li avevamo già svolti in classe con il coordinatore. E alla fine, in un modo o nell’altro, potevamo rigirarci l’argomento a nostro piacimento. Mantenendo i limiti della logica legata al tema estratto, tutti abbiamo fatto un po’ come volevamo. Io ho scelto la busta al centro ed è uscito Il Temporale di Pascoli“.
Come hai sviluppato il tuo discorso nella prova orale?
“Siccome quell’argomento non lo sapevo, ho fatto un accenno generale su Pascoli, poi dal concetto di temporale/tempesta mi sono agganciato al tema del Romanticismo e da lì ho sviluppato il discorso. Ho parlato subito di arte, perché mi sembrava la cosa più facile e sbrigativa da elaborare. Tornando sul Pascoli, con il Fanciullino, sono passato ad Inglese. Wordsworth, in “My heart leaps up” (anche nota come “The Rainbow”, ndr), dice che il bambino è il padre dell’uomo. Quindi, insomma, ho cercato di destreggiarmi al meglio tra i vari argomenti, almeno all’inizio.
Maria Chiara Porreca – Liceo Classico Statale Bertrand Russell, Roma
Tra le ultime in Italia ad essere interrogata. Per Maria Chiara c’è stato da soffrire fino al 9 luglio. E come per gli altri due, anche per lei la prova orale è stata la più difficile. Nessun patema per la doppia traduzione latino-greco della seconda prova. Invece l’idea dell’incognita dentro le buste non dà nessun appiglio per sentirsi tranquilli.
Qual è stata la prova che ti ha messo più in difficoltà e quale quella con cui invece ti sei sentita più a tuo agio?
“Quella che mi ha messo più in difficoltà è stato sicuramente il colloquio orale, perché c’era l’ansia per il contenuto della busta e la pressione di dover portare avanti da sola un discorso facendo i vari collegamenti. Quella con cui mi sono sentita più a mio agio è stata invece la seconda perché nella traduzione mi sentivo sicura e anche il confronto con il testo greco, che era un po’ la novità di quest’anno, mi ha aiutato molto”.
In base alla tua personale esperienza, pensi che questa nuova formula valorizzi maggiormente le qualità dei singoli studenti oppure no?
“Secondo me sì, soprattutto per quanto riguarda l’orale. Perché questa nuova formula mette in risalto la capacità di ciascuno di orientarsi tra le varie materie e di costruire dei collegamenti coerenti. Di conseguenza, diventa importante anche il modo in cui ci si riesce ad esprimere al momento, senza nulla di preparato davanti”.
Che consiglio ti senti di dare a coloro che dovranno sostenere quest’esame negli anni a venire?
“Il consiglio principale è: studiate con costanza e non fatevi prendere dall’ansia. Perché, anche se questa nuova maturità ha messo paura a molti, in realtà quando ci siete dentro, è più semplice di quello che sembra guardandola da fuori”.
Se dovessi descrivere la tua maturità con una parola quale sarebbe?
“Estenuante”.
Esperienze diverse, dunque, con giudizi eterogenei per questi tre protagonisti. Alla fine però, anche dagli incubi peggiori, ammesso che l’esame di maturità lo sia stato, prima o poi ci si sveglia. E ora c’è da pensare al futuro. Non prima di qualche giorno di riposo però.
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