Tempo di lettura: 2 Minuti

Parliamo di droga. Puntata 3: LSD

Parliamo di droga. Puntata 3: LSD

Terza puntata della rubrica estiva di #FacceCaso, “Parliamo di droga”. Oggi spiegheremo come funziona il dietilamide dell'acido lisergico (LSD) Il 23

Parliamo di droga. Puntata 2: la marijuana
Parliamo di droga. Puntata 4: l’ecstasy
Studente cannibale uccide una coppia

Terza puntata della rubrica estiva di #FacceCaso, “Parliamo di droga”. Oggi spiegheremo come funziona il dietilamide dell’acido lisergico (LSD)

Il 23 ottobre 1941 negli Stati Uniti venne proiettata l’anteprima del film d’animazione della Disney Dumbo – l’Elefante volante. Probabilmente il cartone animato che meglio descrive l’argomento di questa terza puntata della rubrica estiva di #FacceCaso, “Parliamo di droga“. In quella pellicola sono illustrati alla perfezione tutti i principali effetti dell’assunzione del dietilamide dell’acido lisergico. Meglio noto come LSD.

Tutt’oggi considerato il più potete allucinogeno conosciuto, la sigla deriva dall’impronunciabile parola tedesca che lo identifica: Lysergsäurediethylamid. La sostanza fu scoperta nel 1938 dal dottor Albert Hoffman, un chimico svizzero che lavorava nei Laboratori Sandoz (oggi Novartis) alla ricerca di principi attivi utilizzabili per produrre psicofarmaci.

A differenza delle precedenti due puntate, dunque, questa volta si parla di un prodotto di origine sintetica. Anche se, va detto, l’acido lisergico esiste in natura. È un componente di base di molti alcaloidi e viene prodotto dal fungo engot, un parassita delle graminacee, responsabile in particolare dell’insorgere di escrescenze sulla pianta della segale (cosiddetta segale cornuta), che la rendono inutilizzabile.

Come funziona la LSD

La LSD è prodotta sotto forma di cristalli, trasformati poi in piccole gocce liquide per lo spaccio e il consumo. In genere si utilizzano piccoli pezzetti di carta, imbibiti della sostanza. Da ciò deriva il nomignolo di “francobollo“. Tecnicamente l’assunzione è possibile anche tramite traspirazione della pelle e non solo per via orale (sulla lingua). Ma l’ingestione è ovviamente più facile.

La sostanza entra in azione, a seconda del dosaggio, nel giro di 30 – 60 minuti e gli effetti possono durare anche oltre le 12 ore. Sono pressoché irreversibili, cioè non c’è modo di contrastarli fintanto che non cessano da soli. E sono anche imprevedibili. Nel senso che il trip, così viene definito in gergo l’insieme di sensazioni che si provano, può essere incredibilmente diverso da persona a persona. Molto dipende dalla personalità, dall’umore e dalle aspettative del consumatore, oltre che dall’ambiente circostante e dalle altre situazioni emotive, patologiche o psicologiche del soggetto.

Questa droga agisce sull’intero sistema nervoso, sia centrale, sia periferico. Si verificano frequentemente perdita di coscienza, sensazioni di separazione corporea, allucinazioni, panico, disperazione e schizofrenia. Tuttavia ha un bassissimo tasso di tossicità. Il che la rende, secondo quanto riportato dalla nota rivista medica Lancet, scarsamente pericolosa di per sé. Il problema, piuttosto, sta nelle reazioni ai suoi effetti. Sono infatti tantissimi i casi di incidenti, molti dei quali gravi, quando non proprio letali, dovuti a comportamenti assurdi indotti dall’alienazione dalla realtà in cui ci si ritrova dopo averla assunta.

L’esempio di Dumbo e le conseguenze a lungo termine.

Proprio il caso di Dumbo, come si diceva all’inizio, è perfettamente esplicativo. Dopo aver subito diversi traumi e angherie nell’ambiente circense, il piccolo elefantino assume, accidentalmente, LSD (nel cartone si ritrova catapultato in una botte di vino, ma il messaggio allude a tutt’altro che semplice ebrezza). Nel giro di pochi fotogrammi si ritrova circondato da variopinte immagini distorte di se stesso o, comunque, di altri elefanti dalle espressioni inquietanti. Informi figure che sembrano volare nella sua testa, tanto che, al suo risveglio si ritrova inspiegabilmente in cima ad un alberto. E da lì scopre di poter usare le sue enormi orecchie proprio per volare, divenendo una star del circo stesso che prima lo bullizzava.

Sarà forse un caso che tra le lisergiche testimonianze di chi ha provato con mano ci sia proprio la “convinzione di potersi librare in aria come un uccello“? Al netto di risposte fin troppo ovvie, c’è comunque da sottolineare un aspetto non indifferente. La LSD, a differenza della cocaina, non genera dipendenza. Non esistono descrizioni di sindromi d’astinenza legate all’uso di questa droga, né di morti per overdose. Ciò non significa però che non possa avere conseguenze a lungo termine, come la cronicizzazione degli effetti psichedelici. Anche se in ambito accademico è ancora dibattuto il tema dei possibili danni cerebrali permanenti, sono numerosi i racconti di chi, avendola assunta per lungo tempo in passato, oggi si trova a dover convivere con flashback di precedenti trip.

Appuntamento alla prossima settimana per parlare di ecstasy.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0