Prende forma il piano che renderebbe possibile proseguire la scuola anche in piena estate. Recuperi e "didattica leggera" tra giugno e settembre. Lo
Prende forma il piano che renderebbe possibile proseguire la scuola anche in piena estate. Recuperi e “didattica leggera” tra giugno e settembre.
Lo spettro della scuola in estate è sempre più incombente. Sta prendendo forma, infatti, nonostante i tanti pareri contrari, il piano che renderebbe praticabile la prospettiva di avere lezioni anche tra giungo e settembre. Ma a tal proposito il neo ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha già chiarito che non si dovrà stare chiusi in classe o davanti al pc con i quaranta gradi agostani. Secondo le ultime indiscrezioni che emergono dal MIUR, si tratterà per lo più di attività all’aperto e di laboratori, che andranno ad aggiungersi ai già previsti corsi di recupero per i rimandati.
Didattica leggera, quindi. Più simile ad un piano di recupero della socialità scolastica che al consueto stare per ore seduti al banco. Si punterà a colmare il gap formativo venutosi a creare con l’abuso di DAD, forzato dal perdurare della pandemia. Ogni attività, sarà soppesata scuola per scuola. Anzi, “alunno per alunno“, ha assicurato Bianchi, che ha già selezionato un gruppo d’esperti per organizzare questo piano.
Il coordinatore è Giovanni Biondi, presidente dell’Istituto Nazionale di Documentazione, che già in passato ha lavorato per il dicastero di viale Trastevere. “È possibile in estate costruire un nuovo tipo di insegnamento – ha spiegato in alcune recenti dichiarazioni – Consentiremo agli studenti di recuperare senza pesi, ciò che in questo momento non sono in grado di portare avanti“. Il tipo di scuola che immagina per il periodo estivo prevede “raccordi con il terzo settore, coding e informatica. Tutti aspetti piuttosto difficili da affrontare solo via computer. Laboratori di scrittura e di lettura, collaborazioni tra studenti per far crescere le lingue“.
In tutto ciò, i professori? Per loro ci sarà aggravio di lavoro? A quanto pare no. O per lo meno, non saranno intaccate le loro ferie e le attività extra saranno retribuite come straordinari. Così, almeno in teoria, si dovrebbero evitare le rivolte in piazza dei docenti e dei rispettivi sindacati di riferimento. Saranno impiegate le risorse già stanziate, come ogni anno, a bilancio per il supporto all’autonomia scolastica e si attingerà anche da alcuni fondi europei specifici.
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