Tempo di lettura: 3 Minuti

Raid in DaD: entravano nelle lezioni online e disturbavano, identificati e denunciati

Raid in DaD: entravano nelle lezioni online e disturbavano, identificati e denunciati

La polizia postale ha identificato e denunciato dei ragazzi che si introducevano nelle aule virtuali per bloccare le lezioni: dei veri e propri raid i

Giga gratis per tutti gli studenti in DAD!
Professori in quarantena, ma la didattica continua (con la DAD)
Dal 7 Aprile tutti in classe ma occhio Giovany: torna la bocciatura anche con la DAD!

La polizia postale ha identificato e denunciato dei ragazzi che si introducevano nelle aule virtuali per bloccare le lezioni: dei veri e propri raid in DaD.

Dall’inizio dello scorso lockdown numerosi dirigenti scolastici hanno denunciato l’incursione di alcuni soggetti nelle aule virtuali. Questi realizzavano dei veri e propri raid in DaD: disturbavano le lezioni, talvolta compromettendole o bloccando le interrogazioni.

La Polizia Postale, coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova, li ha identificati e ha concluso l’indagine. Si tratta di un gruppo organizzato di ragazzi che interrompevano le lezioni a distanza sulle varie piattaforme informatiche.

I responsabili identificati sono tre ragazzi residenti nelle province di Milano e Messina; uno di questi è minorenne. Avevano creato dei gruppi Telegram e Instagram per organizzare i raid in DaD, disturbare la lezione e bloccarla. Uno di loro è lo youtuber BiboPlayer, che ha anche realizzato un video per commentare la perquisizione a casa sua da parte degli agenti.

Erano gli studenti delle varie scuole a condividere i codici di accesso alle aule virtuali con i disturbatori. A volte gli alunni li invitavano quando c’erano delle interrogazioni programmate e si sentivano protetti dalla percezione di anonimato che le piattaforme social sembrano garantire, in particolare Telegram.

Tra i messaggi identificati vi erano anche alcuni scherni proprio nei confronti della Polizia Postale. I ragazzi, infatti, erano convinti di non essere individuati perché la conversazione era privata e crittografata e comunque, secondo loro, gli agenti non avevano tempo da perdere con loro per cercare di identificarli. Non hanno probabilmente considerato che è proprio questo, invece, il lavoro della Postale.

Gli indagati, che hanno ammesso le loro azioni, sono accusati di interruzione di pubblico servizio e accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico. Gli agenti hanno sequestrato i dispositivi elettronici degli indagati per analizzarli e valutare gli eventuali reati commessi dagli altri iscritti alle chat per organizzare i raid in DaD.

#FacceCaso

Di Luca Matteo Rodinò

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0